L’appello di Anna Oliverio Ferraris: scuole all’aperto per una nuova cultura ecologica

un concetto difficile e all’apparenza remoto, ma le giovani generazioni devono comprenderlo. Come gli animali e le piante, siamo inseriti in un ecosistema e se alcuni aspetti o dimensioni dell’ecosistema vengono aggrediti, distrutti o fortemente alterati anche altri aspetti e dimensioni vengono inevitabilmente coinvolti. A dirlo, in un’intervista a Pianeta 2020 del Corriere della Sera, la professoressa Anna Oliverio Ferraris, gi ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Universit La Sapienza di Roma, scrittrice e psicoterapeuta. Che suggerisce: educhiamo i cittadini del futuro al rispetto dell’Ambiente. Non per mezzo di soluzioni estemporanee, beninteso, ma attraverso un preciso protocollo volto a definire lezioni e attivit scolastiche en plein air. Del rapporto (benefico) Uomo–Terra si gi scritto: dall’Islanda che sceglie la silvoterapia per ritrovare la quiete ai life-changing gardens di Rohuna.

Giovanni Ferrari Ardicini, giovane artista milanese, rivisita per Pianeta 2020 l’opera
Giovanni Ferrari Ardicini, giovane artista milanese, rivisita per Pianeta 2020 l’opera Robot nel bosco, centrata sul rapporto parossistico tra progresso e Natura

Nei giorni scorsi, la nota psicologa romana ha lanciato sui social diverse proposte– dirette alle istituzioni – che hanno raccolto un apprezzamento plebiscitario (migliaia di like e altrettante condivisioni): riaprire le scuole a settembre, rigorosamente all’aperto, dando loro un’impronta verde. Perch la lezione del Coronavirus, quella di tutelare gli equilibri ecosistemici, non cada nell’oblio e rimanga ben impressa – tramite l’esperienza – nella memoria collettiva. Danimarca e Francia (come racconta il corrispondente da Parigi del Corriere, Stefano Montefiori) si son gi mosse lungo questa direzione. Alla ripresa scolastica, in settembre, immagino una didattica “verde” che comprenda delle attivit nella Natura tali da sviluppare, nella nuova generazione, il rispetto delle risorse naturali. Prospettiva condivisa perfino dai piani alti del dicastero di viale Trastevere: a settembre, come ha scritto Gianna Fregonara sul Corriere, ogni scuola sfrutter al massimo gli spazi esterni per le attivit educative routinarie, con la collaborazione degli enti locali. il cambio di rotta: l’ecologismo fa scuola.

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Professoressa Oliverio Ferraris, davvero possibile far scuola all’aria aperta? Spazi esterni adatti all’uso ne avremmo molti in Italia (loggiati, porticati, cortili di palazzi antichi) cos come giardini e orti botanici.
Certo che possibile, se si trovano i luoghi adatti. Ci si pu muovere tra spazi diversi come accade all’universit dove ogni lezione si svolge in un’aula differente. Fare lezione di botanica nel bosco consuetudine in alcuni paesi europei. In questa fase in cui c’ bisogno del distanziamento ogni Comune pu mettere a disposizione degli spazi.

Parliamo dei benefici psicologici.
L’aria aperta rappresenta l’ambiente naturale di grandi e piccoli. Ci sono vantaggi fisici (se l’aria non inquinata) e vantaggi psicologici. L’ambiente naturale offre molti stimoli, ha tempi diversi da quelli industriali o del traffico pi vicini ai tempi dei bambini, consente movimenti e giochi che negli interni non si possono fare ma che sono importanti per sviluppare l’autonomia, l’intraprendenza, la socialit.

Si stima che, tra videogame e streaming, i bambini e i ragazzi stiano tendenzialmente divenendo pi sedentari.
Ultimamente, a seguito della didattica a distanza, molti bambini finiscono per trascorrere troppe ore seduti con lo sguardo fisso sullo schermo, spesso a perdersi in attivit inutili e inconcludenti dopo aver seguito le lezioni e aver partecipato a una videoconferenza. Si abituano a una vita sedentaria inadatta alla loro et e rischiano di sviluppare una dipendenza dal computer e dal tablet simile alla dipendenza dalla droga. Un corpo che cresce ha delle esigenze che non possono essere ignorate. Si pensi, per fare un esempio, agli occhi: fissando sempre il cristallino alla stessa distanza sono in aumento le miopie. Per la loro salute fisica e mentale bambini e ragazzi devono continuare a vivere anche negli spazi reali non solo in quelli virtuali.

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Dalla scuola “en plein air” potrebbe nascere una nuova coscienza ecologica? Mai come ora ne avremmo bisogno.
Me lo auguro. Potrebbe essere il risvolto positivo della disastrosa pandemia.

Didattica a distanza e didattica ambientale “in presenza”: uno scontro impari?
La didattica a distanza non ha funzionato molto con i bambini della scuola dell’obbligo. Parecchi di loro, nonostante la curiosit iniziale e l’impegno dei genitori a casa man mano hanno perso la motivazione e sono regrediti. Mancavano lo sguardo dell’insegnante e la presenza dei compagni. Mi auguro che alla ripresa in settembre (ma si potrebbe riprendere anche a met agosto visto il tempo che si perduto) il ministero trovi il modo di garantire a tutti gli alunni della primaria e delle medie una didattica in presenza, realizzando il distanziamento e utilizzando altri spazi (aperti) oltre le aule. chiaro che ci vogliono investimenti e nuovi insegnanti, ma l’esperienza che abbiamo fatto in questi mesi ci ha insegnato che la scuola un bene primario come la sanit.

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